La “sindrome” da Coronavirus ha generato, negli italiani, un rilevante impatto psicologico, tanto da parlare di “psicosi” o attacco di panico collettivo. Secondo la ricerca svolta dall’Istituto Eumetra1 , il 67% degli italiani afferma di sentirsi eccessivamente preoccupato e il 44% ha mutato le proprie abitudini 2. L’OMS indica le esperienze traumatizzanti, correlate al fenomeno attuale di “psicosi” da Coronavirus, come le cause di gravi alterazioni: disordini alimentari, come per esempio il bing eating disorder ; disordini affettivi (ansia, depressione, crisi di panico); disordini psicosomatici e psicofisiologici (Cefalee di tipo tensivo e Cefalee Croniche Primarie).

Secondo lo studio3 pubblicato da The Lancet (2020) è stato affermato che, tra le persone in condizioni di prolungato isolamento, è possibile che si verifichino sintomi che si associano allo stress post-traumatico, frustrazione, noia, paura, nervosismo, irritabilità, disturbi del sonno, confusione, depressione, sentimenti di solitudine e anche il ricorso a strategie disadattive, come l’abuso di alcol, alimentazione incontrollata e abbuffate. In questo periodo di rilevante stress sociale ed emotivo, i soggetti maggiormente vulnerabili mostrano disturbi dell’umore, in particolare la depressione, e cercando di colmare il vuoto emotivo, adoperano pratiche incontrollate verso il cibo o l’alcol. Questi soggetti tendono ad utilizzare il cibo come un metodo per “anestetizzare” la sfera emozionale negativa e per gestire i momenti critici. Tra le pratiche incontrollate verso il cibo rientra la possibilità di insorgenza di obesità, la quale può sfociare nel disturbo di binge eating disorder. Questo disturbo da alimentazione incontrollata è caratterizzato da abbuffate e dall’ingestione compulsiva di elevate quantità di cibo in tempi brevi, a prescindere da una reale sensazione di fame. Tra i fattori strettamente collegati all’insorgenza del disturbo da alimentazione incontrollata vi sono: disturbi del sonno, la depressione, la condizione di obesità, il disagio psico-sociale, la bassa autostima, la solitudine e l’incapacità nella gestione dei propri stati d’animo.

Secondo quanto ha affermato Prosperi (2012) il paziente obeso con BED (binge eating disorder) viene distinto dal paziente obeso non BED, per una inferiore capacità di tolleranza delle emozioni che vengono placate tramite il cibo; una elevata afflizione per la forma e il peso corporeo e per una maggiore probabilità di comorbidità con l’ansia e i disturbi dell’umore.

Secondo quanto ha affermato il neurologo Innocenti (2020) l’attuale condizione emergente correlata al Coronavirus, influisce sulla qualità del sonno degli individui; infatti, gli episodi di insonnia acuta possono cronicizzarsi. In questo modo, viene ad innescarsi un circolo vizioso (Innocenti, 2020): “ l’ansia non ci fa dormire bene e non riuscire a dormire aumenta lo stato d’ansia”.

Il Coronavirus risulta particolarmente stressante per gli individui che soffrono di disturbo d’ansia generalizzato e per coloro che soffrono di ipocondria4; in questi casi le loro sensazioni di ansia vengono accentuate, innescando la tendenza a considerare solo le opinioni che confermano le loro ansie, diventando ciechi verso le opinioni contrarie alle stesse (Humanitas, 2020).

Come ha affermato Zanalda5 (2020) la causa de disordini affettivi è la “infodemia”, fenomeno attuale, che si riferisce alla diffusione virale e molto veloce di notizie, anche contraddittorie, in grado di compromettere lo stato di fiducia nei rapporti tra le istituzioni e gli individui, amplificando l’effetto negativo sulla psiche.

Il Coronavirus, in Italia, non rappresenta solo un virus influenzale ma sta assumendo aspetti di una epidemia cognitiva, in quanto sta generando ansia e panico di massa (Di Giannantonio, 2020).

L’ansia e lo stress rendono l’organismo maggiormente fragile al virus, in quanto le difese immunitarie diminuiscono e il corpo può reagire a queste situazioni con manifestazioni dissimili: dalla perdita dei capelli, al mal di stomaco, al mal di testa etc. I livelli di ansia negli individui in stato di quarantena risultano maggiormente elevati e possono scaturire in vissuti claustrofobici creando depressione o rassegnazione. Tuttavia, lo stato di ansia fisiologica può essere funzionale per avere una maggiore motivazione e consapevolezza per adoperare comportamenti in grado di contenere l’infezione; ma al contrario, se prevalgono stati di ansia elevati possono generare comportamenti non razionali (come per esempio l’assalto ai supermercati).

Nella categoria di disordini psicosomatici e psicofisiologici, rientrano le cefalee primarie come le cefalee tensive croniche e le Cefalee cronicizzate (ad es emicranie) . L’ emicrania e la cefalea di tipo tensivo. Le Cefalee primarie sono solitamente, benigne, periodiche e non generate da patologie secondarie dell’encefalo o da altre patologie generali , per esempio: Lo stress psicofisico accompagnato dalla ridotta capacità di fronteggiarlo, rappresenta la principale causa dell’aumento di frequenza di emicrania e di cefalea tensiva. Anche altre cefalee risentono negativamente di fattori stressanti come la cefalea a grappolo (è il nome dato ad attacchi di dolore di breve durata, molto intenso che compare da un lato della testa, solitamente dentro o intorno all’occhio) che proprio nel cambio di stagione tende a scatenarsi (Antonaci 2020).

La cefalea di tipo tensivo è considerata un tipo di cefalea che coinvolge o ha origine dai muscoli. Le sue cause appaiono molto diverse, vi sono alcuni fattori che sono più importanti degli altri, come la tensione emotiva, causata da ansia o stress (ibidem).

Come ha affermato Ammaniti (2020) gli italiani sono in preda a un contagio emotivo collettivo che genera comportamenti di intolleranza e emicranie frequenti, questo anche per il fatto che il cervello dell’essere umano dispone di circuiti di risonanza emotiva istantanea e di un meccanismo di regolazione rappresentato dall’amigdala, che genera reazioni di paura nel momento in cui ci si trova davanti a pericoli. Queste reazioni emotive possono essere affrontate attraverso l’adozione di un atteggiamento di resilienza6.

Il cardinale Zuppi (2020) ha affermato: “Sono davvero giorni difficili. Li affrontiamo con sentimenti a volte opposti. Il primo è la paura davanti un nemico invisibile e per questo ancora più temibile, che non rispetta nessuno, del quale potenzialmente chiunque può essere vittima e portatore. La paura rivela la nostra radicale fragilità, il sentirsi indifesi e ci spinge all’isolamento, accentuando tante ansie e scombinando l’equilibrio – in realtà fragilissimo – del nostro cuore. L’altro sentimento è il fastidio per una situazione non desiderata e non prevista, che porta a sottostimare le conseguenze e vivere come se niente fosse, perché non accettiamo che il male rovini i programmi, non rispetti la nostra volontà e necessità, cambi le agende, le abitudini ordinarie che diamo per scontate, mostri la vanità di tante sicurezze e presunzioni”.

 

1 Istituto Italiano di nuova generazione al servizio per l’innovazione.

3 The psychological impact of quarantine and how to reduce it: rapid review of the evidence, The Lancet (2020).

4 Paura irragionevole di poter avere una patologia grave.

5 Presidente della Società Italiana di Psichiatria

6 indica la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà.

 

SITOGRAFIA:

Dott.ssa Sparano Chiara