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LA CEFALEA

Il mal di testa (detto anche “cefalea“) può essere considerato come il risultato di processi patologici che prevedono l’interazione di cervello, terminazioni nervose, vasi sanguigni e formazioni miofasciali dell’estremità cefalica.
Durante un attacco di cefalea, il dolore è l’espressione di ciò che il nostro cervello percepisce quando gli giungono precisi segnali dalla periferia: ad esempio, la
modificazione di calibro dei vasi arteriosi, l’attivazione di fibre nervose trigeminali e/o cervicospinali, la contrazione di alcuni muscoli pericranici.
Le ragioni per cui tutte queste strutture si attivano e danno luogo al mal di testa non sono ancora note del tutto.

La dimensione del problema

La maggior parte dei pazienti che consultano il neurologo soffre di cefalea. In Italia si stima che vi siano almeno 6 milioni di soggetti con emicrania. La cefalea non è una malattia che mette in pericolo la vita come le neoplasie o l’ictus, eppure è una condizione invalidante che può sensibilmente interferire con l’attività lavorativa e il tempo libero di chi ne soffre.

Bisogna in tutti i casi porre una diagnosi di certezza, in modo da garantire che quel numero (ristretto!) di pazienti con patologie organiche, locoregionali o sistemiche, venga identificato e trattato appropriatamente in maniera tempestiva. Nella maggioranza dei casi, se la visita ed opportuni esami strumentali non documentano alterazioni di natura organica, è sufficiente l’attenta osservazione delle caratteristiche del dolore per fare diagnosi di emicrania, cefalee a grappolo o di tipo tensivo.