L’altro, chiunque egli sia, per potere essere aiutato e risollevato, deve lasciare socchiusa la porta della sua anima. Non può chiuderla a chiave.

Non deve pensare mai che il suo soffrire sia unico. Il suo soffrire non lo autorizza a mostrare il suo lato peggiore.

Accade spesso, più spesso di quanto si creda, che chi soffre abbia voglia che tutti gli diano ragione. Che tutti gli permettano di crogiolarsi in un piangersi addosso che non dà frutti.

Capita spesso che chi soffre si scagli contro chi soffre come lui e dia il via a una sorta di guerra tra sciancati che non vedrà mai una conclusione degna, per nessuno.

Capita anche che chi soffre si arrotoli su sé stesso in una spirale dalla quale mai si libererà.

Se si pensa di avere un dolore più forte, lì sta l’errore.

Con un numero da uno a dieci si misura l’intensità della sofferenza e soggettiva è la valutazione, soggettiva e opinabile, a volte, allo stesso tempo.

L’offesa non ci sta. Offendere chi sta soffrendo come te non è appagante, ma scrollare l’altro con benevolenza, quello è giusto.

Dagli altri ho preteso che mi dicessero la verità con garbo. Anche una verità cruda, ma necessaria a farmi capire mentre perdevo lucidità nel buio del dolore.

By Vicky