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Un tunnel

Tante le battute sul modo di dire: sono entrato in un tunnel…

Io di battute sulle cose serie non ne ho mai fatte e mai le farò. A volte siamo proprio noi sofferenti a bighellonare sul nostro star male. Lo facciamo per “alleggerire” uno stato costante di disagio, o almeno è così che ci giustifichiamo. Ma chi entra in un tunnel e sa cosa significhi starci, col cavolo che ci scherza su!

Io ci sono stata varie volte nella vita, per depressione, per esempio, e ricordo con terrore la mia mancanza totale di interesse anche per le cose più piccole del quotidiano. Ricordo l’angoscia che appesantiva l’anima malata. Ripenso all’invidia assurdamente provata per gli anziani che incrociavo per strada perché erano più vicini di me alla fine dell’esistenza…

Nel tunnel ci entro ancora, purtroppo, ogni volta che la mia emicrania spinge senza pudore le cose programmate, lanciando per aria tutto ciò che di bello o di brutto potrebbe essere il mio quotidiano.

Comincio piano piano a non vedere più nulla, come in un banco di nebbia di quelli che ti ritrovi a dover malamente attraversare in autostrada d’inverno. Provi ad accendere i fari antinebbia, ma il continuare a brancolare ti spinge a fermarti…ad accostare.

Ed eccolo il tunnel, di quelli che sono talmente lunghi che non ne scorgi l’uscita. Mi accascio senza forze, il dolore grida e pulsa e brucia dentro e fuori di me. Non è un dolore che posso tollerare o che accompagna lieve ciò che faccio. Picchia forte lacerando la mia testa e il mio corpo e mi percuote fino a farmi sanguinare.

Chi non lo prova non sa, ma può provare a capire se vuole. Se vuole può percorrere con me anche un solo pezzetto del mio tunnel. Se non vuole, perché la sua vita in quel momento è più importante, si stringe nelle spalle e dà le spalle al mio dolore.

By Vicky