Sogno-di-una-mattina-di-mezza-estate-medicina-cefalee-1

Caldo atroce, mi sento avvolta dalle fiamme. Ma mi tocca uscire. Non posso farne a meno, così, tanto per sopravvivere.

Decido di uscire presto per non pizzicare le ore più roventi.

Ho già fatto un percorso nella mente con tappe precise e predeterminate.

Non mi sogno neppure di andare in centro, di perdermi tra vicoli e strade strette. Causa sbandamenti naturali rischierei di farmi mettere sotto, mentre, dopo avere parcheggiato, a piedi, disperatamente mantengo un contegno e seguo a fatica una linea immaginaria. Ho una certa età! Peccato che una certa età ce l’ho da quando avevo vent’anni.

Non posso parcheggiare lontano dalla mèta e affrontare salite e discese di una città che offre meravigliosi percorsi per chi sta bene. Per chi vuole mantenersi snella e soda come una modella di terza età.

Opto per il centro commerciale e metto la macchina vicinissima a una delle entrate.

Mi è andata bene, molto bene, considerato che è periodo di saldi. Ho evitato i primi giorni di calca assoluta e assurda anche perché tanto bene non mi sento. E non è manco una novità.

Finisco tutto in un orario più che decente, sono ancora le dieci di mattina. Il sole non è ancora alto in cielo e non rischio un colpo apoplettico.

Sono quasi a casa, ma devo prendere quel detersivo che ho finito.

Parcheggio trovato, proprio nelle vicinanze del negozio!

No, aspetta, qualcosa che non va c’è: comincio a non vedere bene. È un’aura!

No, non di quelle che mi danno un’aria di profonda spiritualità! È quella cosa che ho i momenti contati prima di arrivare a non vedere più nulla.

Entro velocemente nel negozio mentre vedo già tutto a metà.

Forse ce la faccio, non c’è nessuno!

Menomale che il negozio lo so a memoria. Sto per pagare.

Entra un signore di quelli svelti, di quelli intelligenti. Chiede un thermos. Non mi vede. Io magari sarei giustificata, con aura in corso. Continua a chiedere, se c’è giallo, anzi no, meglio verde, meglio di due litri.

Ehi!

Ho i momenti contati io e stavo pagando!

La smetti che tra poco non vedrò manco te, e sarebbe pure meglio?

Chiedo alla commessa di poter pagare mentre lei è tutta miele per chi spenderà più di me.

Ci riesco e mi guardano di storto tutti e due.

Esco che i fulmini ci sono anche a cielo sereno.

Arrivo per miracolo alla macchina. Si, è la mia.

Guido alla meno peggio.

Arrivo a casa: stesso miracolo, prendi tre, paghi due

Un miracolo infatti sarà anche infilare la chiave nella toppa. Una speranza già percorre la mia schiena. Come un brivido, come un desiderio, come un sogno di mezza estate: che non arrivi pure il dolore.

Giusto perché mi accontento di “poco”.

By Vicky