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Tutti abbiamo sempre qualcosa da dire. C’è chi la esprime con la musica ed entra dentro ai cuori e alle anime e li fa cantare e piangere anche, ma di felicità, a volte. C’è chi la dice con la pittura e i suoi pennelli compongono opere d’arte o cose che mai nessuno degnerà di uno sguardo o di una critica, ma continua a farli ballare i suoi pennelli sulla tela. Comunque vada quello che ne viene fuori è una sinfonia armonica, bella per chi ha dipinto e solo dopo per chi guarderà. Dice qualcosa chi canta al ritmo di una musica non composta da lui, ma che lui personalizza esprimendo un sentimento e facendolo suo come gemma preziosa. E vorrei dire qualcosa anch’io nel mio piccolo, quando scrivo di getto e faccio scorrere le parole e a volte dimentico i punti e le virgole perché ho paura di frenarla la mia voglia di comunicare.

Non mi aspetto il plauso o l’accettazione, ma nel momento esatto in cui siedo davanti ad una tastiera o ad un foglio facendo danzare la mia penna, in quel momento voglio solo raggiungere anche un solo cuore, anche una sola anima. Noi ammalati di una malattia invisibile dobbiamo rendere visibile almeno la nostra anima. Dobbiamo metterla a nudo in qualsiasi modo, e farla scoprire da chi occhi a volte non ne ha. Non ne ha per mancanza di tempo, o per mancanza di buona volontà. Dobbiamo gridarlo il nostro dolore anche a chi ha studiato per anni per diventare medico, ma ha perso tempo inutilmente se poi a testa bassa non lo guarda negli occhi e nell’anima il suo paziente.

Vorrei dirlo a chi soffre come me che almeno tra di noi non ci sarà mai indifferenza e che si potrà sempre bussare al cuore di qualcuno e che i gruppi esistono anche per questo, quando la solitudine vorrebbe farla da padrone.

Non vi rinchiudete nel vostro dolore, non vi trincerate dietro una sofferenza che vorreste che gli altri scoprissero da soli senza essere imboccati.

Questo vorrei dire e spero soltanto di non avere fallito in un progetto d’amore.

By Vicky