Avete mai letto la fiaba dei fratelli Grimm “Il pifferaio magico”? Io si, e mi è piaciuta molto. L’omino astuto era un abile trascinatore, un affabulatore. Era bravo a suonare melodie che, quelli che lo seguivano, volevano sentire. I topi che avevano seguito la sua musica, lo avevano fatto perché avevano visto montagne di formaggio. I bambini, invece, avevano visto le città senza scuola, piene di balocchi e di dolciumi.

Poi la mia mente “contorta” va anche all’Amleto di Shakespeare che, con un teschio in mano, pronunciò la frase famosa “Essere o non essere? Questo è il dilemma”

Ultimamente, da emicranica, con la mia testa tra le mani, mi viene da pronunciare un’altra frase, simile a quella della famosa tragedia:” Visibile o invisibile? Questo è il mio dilemma”.

Si, perché mi sono resa conto che, da che ero invisibile, sono diventata fin troppo visibile agli occhi di uno stuolo di pifferai magici:

  1. neurologi specialisti della cefalea che passano più tempo in televisione piuttosto che con i loro pazienti. E che non si preoccupano minimamente se questi, in momenti da incubo, non riescono a rintracciarli né con mail, né con whatsapp, né con i segnali di fumo o con i piccioni viaggiatori;
  2. neurologi specialisti della cefalea che suonano la melodia di diete che di miracoloso hanno solo il tornaconto di parte;
  3. blogger del mal di testa che hanno un inspiegabile altissimo numero di visualizzazioni e diventano Ferragni (se si tralascia il dress code) del mal di testa;
  4. emicranici del ben di testa che, quando non hanno più cosa scrivere, trattano l’argomento emicrania dal punto di vista medico, ma non hanno ancora studiato a sufficienza;
  5. pseudo mamme di tutti gli emicranici che scrivono libri. Hanno gruppi di auto aiuto. Partecipano a un numero esorbitante di convegni senza spendere un quattrino e usano il microfono con la stessa maestria con cui, a casa, impastano uova zucca e farina.

Tutti pifferai magici che, come l’omino astuto (o le sirene) suonano (e ammaliano) melodie subdole, ma di sicuro successo.

E pensare che i topi della fiaba finirono affogati nel fiume e che i bambini furono portati in una grotta e non se ne seppe più nulla. Tutti tranne uno che si salvò perché era zoppo e, a un certo punto non seguì l’omino.

Ma questa fiaba, come tutte le fiabe, non è accompagnata da una morale scritta nella narrazione, come accade invece per le favole. Forse è per questo, ahimè, che non è servita da insegnamento?

Non lo so e sono costernata. Solo questo.

By Vicky