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Mi ritrovo forse troppo spesso a ragionare su di me in un viaggio contorto di introspezione durante il quale non sempre mi assolvo, sono crudele con me stessa. Poche volte mi giustifico, sono più buona e trovo delle attenuanti. Ma il mio mal di testa cronico non può essere continuamente un’attenuante. Sarebbe troppo il buonismo e ne pagherei le conseguenze a breve termine.

Oggi sono una donna che ha raggiunto tante mete, ma che tante altre non ha più considerato per stanchezza e scarse forze. Da ragazza facevo tantissime cose contemporaneamente. Un vulcano acceso e la vetta era sempre lì, ad aspettarmi con la bandierina da piantare vittoriosa. Alcune persone mi prendevano ad esempio e mi indicavano come colei per la quale nulla era impossibile.

Iniziai a lavorare a vent’anni contro il parere dei miei. Ero anche iscritta all’università, mi pagavo iscrizione, tasse, libri universitari e studiavo anche mentre aspettavo l’autobus per tornare a casa. Feci ben due impegnativi concorsi che mi portarono poi alla nomina in ruolo. Ma soffrivo già di emicrania con aura e neanche quella riuscì a mettermi il bastone fra le ruote all’inizio. Gli episodi non erano frequenti anche se quando arrivavano erano devastanti. Aggiungiamoci il fastidio di non poco conto di non essere capiti da medici che avrebbero quanto meno dovuto mettermi sulla buona strada.

Tutto andava a gonfie vele, finché il mio nemico non si fece più insistente, terribile, insopportabile, capace di tagliare le ali anche a una forza della natura come me. Cominciai a mettere spesso il freno a mano e a lasciarmi le sconfitte alle spalle. La nomina in ruolo mi portò ad insegnare in posti tremendi e non ci fu solo la distanza immane, ma anche la beffa di conoscere realtà che prima avevo solo conosciuto nelle fiction televisive. Di tutto hanno visto i miei occhi, di tutto hanno udito le mie orecchie. Volevo diventare avvocato ed ero già a lavorare alla tesi, ma il mio corpo sfinito ebbe la forza solo di scrivere la parola “fine” su un percorso brillante che tanti avevano invidiato.

Oggi guardo indietro verso quella forza della natura e la assolvo a volte, altre volte no. Il mal di testa non considerato, non riconosciuto, non curato, ha deciso tutto. Oggi sono un’insegnante giunta a fine carriera, ho fatto cose che non avevo progettato mai e le ho fatte bene. Ma devo ringraziare chi ad un certo punto della mia vita mi ha curato con professionalità se non ho scritto la parola fine anche su una carriera brillante.

Non ce l’ho fatta in tutto, ma qualcosa l’ho fatta e l’ho fatta bene. Sono madre soddisfatta di due figli fantastici che hanno sempre ragionato con la propria testa.

Sono moglie capace di amare ed essere amata. Sono stata figlia esemplare e sorella affidabile, nonché amica preziosa.

Forse la mia vita avrebbe avuto conquiste diverse, ma questa è la mia realtà e devo accettarla, riconoscendomi pregi e difetti ed assolvendomi ogni tanto, non spesso, per non prenderci gusto.

By Vicky