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Seguo spesso gli episodi della serie televisiva italiana del commissario Montalbano, protagonista dei romanzi polizieschi del grande Andrea Camilleri.

Montalbano ripete spesso queste parole: “mi sono fatto persuaso…” ed esse sono state anche tratte da un discorso di Camilleri. Egli diceva di provare grande disagio davanti a chi crede di avere in sé solo certezze assolute. Queste ultime, secondo lui, impediscono di dubitare su sé stessi e sugli altri forse perché l’esercizio del dubbio è molto impegnativo e può apparire una contraddizione. “Contraddirsi, a molti sembra espressione di malferma personalità e invece così non è, è tutto l’opposto”.

Non ho avuto presto una diagnosi della mia emicrania. Per questa “piccola” cosa, la mia vita è stata seriamente danneggiata e io non sono stata messa nella possibilità di prendere per tempo delle decisioni che ho preso in ritardo. Ma meglio tardi che mai.

Sento già che qualcuno, se mai leggerà, penserà subito: ecco ora comincia a recriminare e a piangersi addosso.

NO!

Questo lo avrebbe fatto l’altra me.

Sì, perché, “mi sono fatta persuasa” che il mio modo di essere, antecedente alla vera diagnosi e alle cure idonee, era tipico di un soggetto per così dire passivo.

Il mio soffrire continuo, sistematico, uguale e forte, mi portava a ingoiare ogni giorno il dolore insopportabile e, con esso, i soprusi di alcune persone.

Poiché ero una malata immaginaria che comunque portava a termine i suoi impegni, che comunque continuava a essere quello che doveva essere e che trovava anche il tempo per prodigarsi per tutti, tutto era maledettamente “normale”.

Se, ogni tanto, il mio star male mi faceva svenire, scusate. Perdonate se mi sono permessa di farlo e se ho cercato di cadere nel buio in cui rare volte mi rifugiavo non sopportando di soffrire davanti ai figli e al mio compagno.

Sbagliavo quando arrivavo addirittura a vergognarmi di me stessa accettando passivamente ogni recriminazione.

Sì, perché la mia situazione non era pesante per me. Secondo il vostro strano modo di credere, lo era per voi, “costretti” ad assistere alle mie flebili e rarissime lamentele.

Accettavo passivamente e facevo credere di essere in grado di sopportare le offese gravi. Tutto ciò, del resto, era inezia rispetto al dolore fisico che il mio corpo sopportava in ogni istante.

Quella “me” vi piaceva.

“Mi sono fatta persuasa” di questo perché noto spesso che non vi piace la nuova “me”, quella che ha risalito la china lentamente, a fatica. Tantissima fatica.

Sì, “mi sono fatta persuasa” che io sono come sono, capace in ogni caso di dubitare di me stessa e degli altri. Nel bene o nel male sono così e mai più sarò come voi avevate deciso che fossi, essere cangiante e camaleontico, a vostro uso e consumo.

“Mi sono fatta persuasa” che fareste meglio a riflettere sul fatto che non esistono verità assolute e che ogni tanto dovreste anche essere capaci di dubitare. Questo non sarebbe segnale di scarsa personalità, ma potrebbe farvi diventare più veri. Come quelli che soffrono, ma soprattutto come quelli che imparano dalle sofferenze e diventano migliori.

By Vicky